Martedì, 1/3/2011 – il comunicato dell’Ufficio stampa del Comune di Milazzo.
Il sindaco Carmelo Pino ha incontrato questa mattina al Comune l’ing. Dario Attard, 34 anni, mi-lazzese, rientrato da alcuni giorni dalla Libia assieme agli altri italiani che dopo la rivolta contro Gheddafi hanno ritenuto opportuno lasciare per comprensibili ragioni di sicurezza il Paese.
Attard, che ha studiato al liceo scientifico di Milazzo, conseguendo poi la laurea in ingegneria elettronica all’Università di Messina, da diverso tempo vive a Milano per ragioni di lavoro e da quattro mesi faceva la spola con la città di Az Wawiyah, la terza città della Libia, a meno di un’ora di strada da Tripoli, dove, per conto della multinazionale Gemmo spa, era impegnato in un cantiere per inter-venti di manutenzione straordinaria agli impianti all’interno di una raffineria.
Al sindaco Pino, l’ing. Attard ha raccontato i giorni antecedenti all’esplosione della rivolta, evidenziando le preoccupazioni che la popolazione libica nutriva al punto da consigliare agli stranieri di non uscire la sera dal campo. Ma ci sono state altre circostanze – ha detto Attard -. che ci hanno fatto riflettere su quanto stava accadendo Poi la riconsegna dei passaporti per il rientro in Italia. Sul momento un sollievo, ma anche andar via non è stato semplice. L’ingegnere milazzese ha raccontato di essere rimasto nel campo per tre giorni, uscendo solo per recarsi nella vicina raffineria, di non poter neppure telefonare per l’assenza di segnale o collegarsi ad internet. “Facebook non funzionava bloccato dal governo – ha detto Attard ¬ - la linea era lentissima e l’unica cosa che parzialmente funzionava era skype. Ciò mi ha permesso di rassicurare i miei genitori. In compenso ricorda l’ingegnere di Milazzo arrivavano continui messaggi di Gheddafi che invitava tutti a non rivoltarsi contro il suo governo. Poi il giorno stabilito ci è stato consentito di raggiungere l’aeroporto, impresa pure questa non facile in quanto siamo stati sottoposti a diversi controlli da parte dei fedeli di Gheddafi. Giunti allo scalo di Tripoli abbiamo trovato il caos, con almeno diecimila persone che pressavano per imbarcarsi e lasciare la Libia. Ad un certo punto ci sono stati momenti di tensione con intervento della polizia locale. Per fortuna sono riuscito ad imbarcarmi su un volo dell’Alitalia Tripoli-Roma e dopo il decollo – abbiamo atteso in pista oltre un’ora e mezzo – mi sono sentito finalmente al sicuro. Purtroppo altre persone del mio gruppo sono rimaste all’aeroporto, altre rispedite addirittura al campo e ho appreso che un gruppo di colleghi indiani sono rientrati a casa solo ieri.
Il sindaco Pino dopo aver conversato col proprio concittadino ha espresso la sua soddisfazione per “la positiva conclusione della vicenda che ha visto interessato Attard”, auspicando che anche in Libia possa affermarsi quella democrazia che la popolazione invoca e che presto i sanguinosi scontri possano concludersi, nel rispetto del bene supremo che è la vita umana”
L’Ufficio Stampa

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